Pompei sorge su un altopiano di formazione vulcanica, sul versante meridionale del Vesuvio, in una suggestiva posizione, decantata in epoca romana anche da Seneca.
Gli scavi archeologici di Pompei hanno restituito i resti della città di Pompei antica, presso la collina di Civita, alle porte della moderna Pompei, seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., insieme a Ercolano, Stabia e Oplonti.
I ritrovamenti a seguito degli scavi, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, sono una delle migliori testimonianze della vita romana, nonché la città meglio conservata di quell'epoca. La maggior parte dei reperti recuperati (oltre a semplici suppellettili di uso quotidiano anche affreschi, mosaici e statue) è conservata al museo archeologico nazionale di Napoli, e in piccola quantità anche nell'Antiquarium di Pompei; proprio la notevole quantità di reperti è stata utile per far comprendere gli usi, i costumi, le abitudini alimentari e l'arte della vita di oltre due millenni fa.
Pompei fu fondata intorno all’VIII secolo a.C. dagli Osci che si insediarono alle pendici meridionali del Vesuvio non molto distanti dal fiume Sarno allora navigabile.
La fortuna della città fu sin dall'inizio legata alla sua posizione sul mare, che la rendeva il porto dei centri dell'entroterra campano, in concorrenza con le città greche della costa. Naturalmente l'osca Pompei non poteva sottrarsi all'influenza greca, che si estendeva nel golfo di Napoli fino alla penisola sorrentina, includendo anche le isole di Capri e Ischia. L'egemonia greca sulla costa campana venne però ben presto minacciata dall'avanzare prepotente di una nuova, formidabile potenza: quella degli Etruschi, che conquistò anche Pompei, e quella dei Sanniti poi.
In seguito, come accadde per tutta la Campania, fu conquistata dai Romani, i quali fecero diventare Pompei, gran produttrice ed esportatrice di vino e di olio fino in Provenza e in Spagna.
In quest’epoca ci fu un forte impulso architettonico: furono ricostruiti il Foro rettangolare ed il Foro triangolare e nacquero importanti edifici come il Tempio di Giove, la Basilica e la Casa del Fauno che ha le dimensioni di un palazzo ellenistico.
Pompei costituisce il primo esempio di pianificazione urbana sistematica in Italia.
Nella stessa epoca è eretto anche il Tempio di Iside che è una chiara testimonianza degli scambi commerciali di Pompei con l’Oriente.
Sotto Nerone la Campania subì ingenti danni a causa di un sisma verificatosi nel 62 o 63 d.C.
Il
Senato romano ne ordinò subito la ricostruzione, ma tutto fu vano,
perché il 24 Agosto del 79 d. C., quando erano ancora in corso le opere
di rifacimento della cittadina, una disastrosa eruzione del Vesuvio
cancellò del tutto Pompei e con essa Ercolano, Stabia ed Oplonti.
Non
ci fu scampo quasi per nessuno e della fiorente Pompei rimase solo un
manto lavico spesso fino a tre metri che cementificò gli abitanti e
distrusse ogni sorta di vita. I calchi di gesso sono la testimonianza
sconcertante di come perirono gli abitanti della città.
I primi
scavi nell'area pompeiana si ebbero a partire dal 1748, per volere di
Carlo III di Borbone a seguito del successo dei ritrovamenti di
Ercolano: i sondaggi furono svolti da Roque Joaquín de Alcubierre, che,
credendo di essere sulle tracce dell'antica Stabiae, riportò alla luce
nei pressi della collina di Civita diverse monete e oggetti d'epoca
romana, oltre a porzioni di costruzioni, prontamente ricoperte dopo
l'esplorazione. Fu durante il dominio francese, con a capo Gioacchino
Murat e la moglie Carolina, che gli scavi godettero di un momento di
fortuna: venne individuata la cinta muraria e riportata quasi del tutto
alla luce la zona di Porta Ercolano; inoltre, grazie alle pubblicazioni
volute da Carolina, la fama di Pompei crebbe in tutta Europa, diventando
tappa obbligata del Grand Tour.
Nel 1997, per preservarne
l'integrità, le rovine, gestite dal Parco Archeologico di Pompei,
insieme a quelle di Ercolano e Oplonti, sono entrate a far parte della
lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.