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NAPOLI SOTTERRANEA

02/04/2021

Tappa obbligata a Napoli, È un substrato ricco di storia e legato alla riscoperta di un patrimonio unico nel suo genere, un’opera di grande ingegneria civile, a lungo abbandonata e oggi rivalutata. È un luogo ricco di bellezze indescrivibili e spazi suggestivi tutti da scoprire.

Chi la visita se ne innamora, si emoziona. Entrare significare compiere un viaggio nella storia lungo oltre 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna, a 40 mt di profondità.

Oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, si può visitare il Museo della Guerra, gli Orti Ipogei, la Stazione Sismica “Arianna” e tanto altro ancora come i resti dell’antico Teatro greco-romano.

Indossate scarpe comode e una felpa nei mesi estivi. I percorsi stretti, come i cunicoli, sono facoltativi. Scoprire Napoli da un altro punto di vista è una opportunità da non perdere. L’ingresso si trova nel cuore del centro storico in Piazza San Gaetano 68.

La Storia del sottosuolo napoletano
I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis e scavarono in numerosi ambienti per creare una serie di ipogei funerari.  Lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei iniziò in epoca romana: in epoca augustea i romani dotarono la città di gallerie viarie e di una complessa rete di acquedotti, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni.
A tratti, sulle pareti, si notano ancora tracce dell’intonaco idraulico, utilizzato per impermeabilizzare le gallerie. All’inizio del XVI secolo, il vecchio acquedotto e le cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città. Fu così che il nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto. Solo all’inizio del XX secolo si smise di scavare nel sottosuolo e si abbandonò una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2.000.000 m², diffusa per tutta la città. I sotterranei furono poi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai bombardamenti sulla città. Le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere migliaia di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere nel sottosuolo.

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