Tappa obbligata a Napoli, È un substrato ricco di storia e legato alla riscoperta di un patrimonio unico nel suo genere, un’opera di grande ingegneria civile, a lungo abbandonata e oggi rivalutata. È un luogo ricco di bellezze indescrivibili e spazi suggestivi tutti da scoprire.
Chi la visita se ne innamora, si emoziona. Entrare significare compiere un viaggio nella storia lungo oltre 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna, a 40 mt di profondità.
Oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, si può visitare il Museo della Guerra, gli Orti Ipogei, la Stazione Sismica “Arianna” e tanto altro ancora come i resti dell’antico Teatro greco-romano.
Indossate scarpe comode e una felpa nei mesi estivi. I percorsi stretti, come i cunicoli, sono facoltativi. Scoprire Napoli da un altro punto di vista è una opportunità da non perdere. L’ingresso si trova nel cuore del centro storico in Piazza San Gaetano 68.
La Storia del sottosuolo napoletano
I primi manufatti di scavi
sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era
preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le
prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per
costruire le mura e i templi della loro Neapolis e scavarono in numerosi
ambienti per creare una serie di ipogei funerari. Lo sviluppo
imponente del reticolo dei sotterranei iniziò in epoca romana: in epoca
augustea i romani dotarono la città di gallerie viarie e di una
complessa rete di acquedotti, alimentata da condotti sotterranei
provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza. Larghi quel
poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto
si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane
ed abitazioni.
A tratti, sulle pareti, si notano ancora tracce
dell’intonaco idraulico, utilizzato per impermeabilizzare le gallerie.
All’inizio del XVI secolo, il vecchio acquedotto e le cisterne pluviali
non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città. Fu così
che il nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto.
Solo all’inizio del XX secolo si smise di scavare nel sottosuolo e si
abbandonò una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2.000.000 m², diffusa
per tutta la città. I sotterranei furono poi utilizzati durante la
Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai
bombardamenti sulla città. Le cavità furono illuminate e sistemate per
accogliere migliaia di persone che al suono della sirena si affrettavano
a scendere nel sottosuolo.